Sei qui: Domus Spectacŭlum Extra-Ordinari (by Marzia Mancini) Intervista a Paolo Roversi

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pr2Paolo Roversi è un giornalista e scrittore di successo, seguitissimo anche sui social, è nato a Mantova ma vive a Milano. Ha scritto moltissimi libri e la sua vera vocazione sono i romanzi gialli, undici dei quali hanno per protagonista il giornalista ed hacker Enrico Radeschi, l’ultimo è uscito qualche mese fa e si intitola Il pregiudizio della sopravvivenza.
Nel 2010 ha ideato il Premio NebbiaGialla per la letteratura noir e poliziesca e nella sua carriera ha vinto diversi premi tra i quali il Premio selezione Bancarella 2015 con il romanzo Solo il tempo di morire.
Ha scritto anche per il teatro, ha lavorato in tv come autore e come se non bastasse ha condotto e conduce podcast come The good list.


Per chi volesse seguire le sue orme di giallista può iscriversi ai suoi corsi di scrittura per conoscere i trucchi del mestiere. E’ una fabbrica di idee, un attento osservatore che non sa cosa sia il blocco dello scrittore, nonostante il successo non si prende mai troppo sul serio ed il suo segreto è quello di non mollare mai!

 

Ciao Paolo, Il pregiudizio della sopravvivenza, è l’ultimo libro che hai pubblicato di una lunga serie che ha per protagonista il giornalista e hacker Enrico Radeschi, in questi anni siete cresciuti entrambi, in che cosa siete migliorati?
Sono 15 anni che scrivo di Radeschi, lo abbiamo conosciuto che aveva 30 anni ed ora ne ha 45, forse è peggiorato (sorride), nel senso che è diventato più cinico. Inizialmente quando ancora non era né giornalista né hacker, viveva di ideali, poi in seguito gli sparano, lo rapiscono, uccidono delle persone a lui care ed inevitabilmente la vita lo indurisce, lo fa crescere ed anche evolvere, non è un personaggio statico.
Per quanto riguarda me, ho cercato di migliorare come scrittore e di perfezionarmi sempre di più.

A proposito, come nasce l’intuizione della scrittura e quanto è influenzata dall’ambiente esterno?
L’ispirazione è intorno a noi, delle volte mi viene guardando la tv, passeggiando con il cane, ascoltando un discorso in metropolitana…Discorsi che poi si sono trasformati in idee o scene per i miei romanzi. Se vuoi scrivere l’ispirazione è ovunque.

il pregiudizioPer esempio qual è stata la scintilla che ha fatto nascere il tuo ultimo romanzo?
In mente avevo già l’idea di uno scontro finale tra Radeschi ed il suo nemico Hurricane ma il luogo e lo svolgimento di questo scontro l’ho immaginato mentre mi trovavo in taxi per andare alla presentazione di un mio libro. Quando sei un giallista le persone ti raccontano un sacco di storie, come se fossi un confessionale, infatti il tassista ha cominciato a parlarmi di un palazzo in cui avvengono strani fatti e alla fine questo edificio che esiste veramente, è diventato la copertina de Il Pregiudizio della sopravvivenza. Un altro luogo che ha ispirato questo giallo è l’Austria che ho visitato nel mio ultimo viaggio, infatti Radeschi questa volta spazia tra Salisburgo e Vienna.

Quindi lo scrittore deve aprire bene occhi e orecchie…
Si, è un po’ il nostro mestiere, noi facendo finta raccontiamo la realtà proprio come fanno i giornalisti, osserviamo quello che ci sta intorno e a differenza di quest’ultimi lo reinterpretiamo, ci mettiamo del nostro e non siamo tenuti a rispettare la realtà della cronaca.

Ti senti più giornalista o più scrittore?
Sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal ’98 ma nonostante le collaborazioni per le varie testate mi sono occupato molto di più di scrittura. Ho cominciato a scrivere proprio perché volevo raccontare le mie storie ed ero stanco di scrivere quelle degli altri. Scrivere romanzi mi piace molto di più e lo considero il mio mestiere.

Hai mai avuto il blocco dello scrittore?
Fortunatamente no. Ci sono dei momenti in cui ci si sente meno concentrati, distratti da altro ma quando lo fai per mestiere è come quando ti svegli la mattina e non hai voglia di andare in ufficio, alla fine ci devi andare lo stesso e la voglia te la fai venire per forza!

Quando si è uno scrittore di successo e molto seguito sui social come te, c’è il rischio di conformare la propria scrittura ad un discorso puramente commerciale?
Di solito si scrive per sé stessi, poi è chiaro che si ha un occhio anche rivolto ai lettori ma non bisogna diventare schiavi dei giudizi. Meglio evitare di leggere le recensioni sui vari bookstores perché puoi trovare quello che ti considera un fenomeno come quello che ti valuta come l’ultimo degli scrittori!
Sicuramente non bisogna creare false aspettative nei lettori e cercare di andare avanti al meglio, poi finché hai dei lettori che crescono vuol dire che quello che fai va bene.

La critica più brutta e quella più bella che ti hanno fatto?
Mah…(Sorride). Nelle recensioni magari ti mettono una sola stellina ma magari non hanno neanche letto il libro, il mondo della scrittura è pieno di invidie, può capitare che una casa editrice che ti ha rifiutato una pubblicazione ti viene a scrivere che il libro è brutto perché sta avendo successo e ha perso l’occasione di pubblicarlo…La soddisfazione più grande è quando mi dicono che hanno letto un mio romanzo in un giorno o in due ore o che non sono riusciti a mangiare per la curiosità di terminare il libro.

Quali sono le tue paure?
L’incertezza del futuro. Il lavoro dello scrittore non è mai sicuro, non è come fare l’impiegato o l’operaio che hanno uno stipendio fisso…Se va male non vendi, non guadagni e non ti producono. Dunque hai sempre questa pressione di dover dare sempre il meglio.

Uno giovane scrittore o una scrittrice che oggi vuole pubblicare il suo primo libro cosa deve fare?
Il mio consiglio è di frequentare i festival ed i saloni del libro, in particolare la fiera del libro di Roma alla quale partecipa la media e piccola editoria, dove a differenza dei giganti di questo settore, puoi conoscere di persona un editore e se gli piaci come persona e si incuriosisce al tuo libro può nascere facilmente una collaborazione. Se si ha la pretesa di cominciare subito con Mondadori, Rizzoli, Einaudi e quant’altro le possibilità di una pubblicazione sono davvero limitate.

Progetti futuri?
Un romanzo thriller che dovrà uscire in autunno ambientato tra Parigi, Londra e New York e che racconta della più grande rapina mai avvenuta!

L’autore a cui ti sei spesso ispirato è Charles Bukowski, hai scritto anche un libro in cui raccogli i suoi aforismi. Uno di questi è: Qualche mattina ti alzi dal letto e pensi “Non ce la farò”. Ma dentro ridi, ricordando tutte le volte che ti sei sentito così.
Da Bukowski ho imparato che non si deve mai mollare, lui era un cinico, un amante dell’alcool però era anche un testardo e alla fine è arrivato dove voleva. Dopo una vita di lavori terribili che non gli piacevano ha coronato il suo sogno. Inoltre ho sempre ammirato la sua capacità di non prendersi troppo sul serio, i tromboni che dopo il primo libro si sentono già arrivati sono da schivare!

Marizia Mancini

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Intervista a Paolo Roversi
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Categoria principale: Spectacŭlum
Categoria: Extra-Ordinari (xLegion version)

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